Sviluppo di un peptide derivato dallenzima PI3Kγ come nuovo trattamento per la Fibrosi Cistica
Nonostante tali evidenze, i meccanismi attraverso cui i GLP-1RA conferiscono nefroprotezione non sono stati del tutto compresi e il loro utilizzo nella pratica clinica è ancora limitato. Il diabete mellito di tipo 2 (DM2) si associa a complicanze micro- e macro-vascolari che, oltre a provocare gravi disabilità nei pazienti che ne sono affetti, richiedono elevati costi di gestione per il Sistema Sanitario. Il DM2 rappresenta una delle principali cause nel mondo di malattia renale cronica (chronic kidney disease, CKD), con un’incidenza di uremia terminale (end stage renal disease, ESRD) ed inizio di trattamento renale sostitutivo che varia dallo 0,04% all’ 1,8% per anno [1]. Le manifestazioni cliniche che ne conseguono configurano la cosiddetta “malattia renale in corso di diabete” (diabetic kidney disease, DKD), caratterizzata da proteinuria selettiva e non selettiva, ipertensione arteriosa e declino progressivo della funzionalità renale. Quando due amminoacidi formano un dipeptide attraverso un legame peptidico, il tipo di reazione è di condensazione. In questo tipo di condensazione, due amminoacidi si avvicinano l’un l’altro, con la parte di acido carbossilico della catena non laterale (C1) di uno che si avvicina all’ammino gruppo della catena non-laterale (N2) dell’altro.
Maggiori informazioni ) l’irbesartan non è stato associato ad alcun miglioramento nei risultati dell’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione preservata. Pertanto, gli inibitori dei recettori dell’angiotensina II devono essere utilizzati nello scompenso cardiaco con frazione di eiezione conservata solo se sono già utilizzati per trattare l’ipertensione, la malattia renale diabetica o la microalbuminuria. Uno studio randomizzato controllato ha dimostrato che nell’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione ventricolare sinistra preservata, l’ACE-inibitore perindopril porta a una migliore capacità di esercizio fisico.
Peptidi
Nelle prossime settimane sarà disponibile l’associazione di SACUBITRIL/VALSARTAN per la terapia dello scompenso cardiaco sistolico. Questa nuova classe di farmaci è detta ARNI ovvero inibitore del recettore dell’angiotensina e della neprilisina. Per una sintesi completa delle caratteristiche e per ulteriori chiarimenti o approfondimenti, si rimanda alla scheda tecnica del farmaco stesso. “Il dolore persistente, patologico, che ha perso qualsiasi finalità di allerta, riduce fortemente la qualità della vita dei pazienti e rappresenta un grave problema sanitario – commenta Carla Ghelardini, ordinario di Farmacologia del Dipartimento di Neuroscienze, psicologia, area del farmaco e salute del bambino (NEUROFARBA) -.
I calcio-antagonisti vasodilatatori (p. es., nifedipina a rilascio prolungato, mg per via orale 1 volta/die, amlodipina 5-20 mg per via orale 1 volta/die, felodipina 2,5-10 mg per via orale 2 volte/die, o isradipina 2,5-5 mg per via orale 2 volte/die) sono i più efficaci, seguiti dalla prazosina alla dose di 1-5 mg per via orale 1 o 2 volte/die. Può risultare efficace anche l’uso topico di pomate alla nitroglicerina o alla pentossifillina 400 mg per via orale 2 o 3 volte/die ai pasti, o di entrambe, ma non ci sono evidenze che supportino il loro uso di routine. I beta-bloccanti, la clonidina e i preparati a base di ergotamina sono controindicati, poiché provocano vasocostrizione e possono innescare o peggiorare i sintomi. I diuretici dell’ansa devono essere usati inizialmente per il controllo del sovraccarico di volume, ma la loro dose deve essere ridotta quando possibile a favore degli antagonisti dell’aldosterone Antagonisti dell’aldosterone L’insufficienza cardiaca è una sindrome di disfunzione ventricolare (vedi Insufficienza cardiaca).
Approvato in Usa e Uk lo Zepbound, nuovo farmaco anti obesità
Viene rilasciato dopo ogni pasto, entra quindi in azione solo quando la glicemia sale per effetto dei carboidrati introdotti con il pasto. Numerosi studi hanno dimostrato negli ultimi dieci anni come il GLP-1 sia dotato di molteplici azioni sul sistema cardiovascolare, utili ai fini della riduzione del rischio di eventi maggiori (infarto, scompenso, ictus). Sono ormai numerosi gli studi pubblicati in letteratura che dimostrano l’efficacia dei GLP-1RA nel ridurre l’incidenza degli eventi cardiovascolari maggiori (MACE), nel prevenire l’insorgenza della macroalbuminuria e nel rallentare la progressione del danno renale verso l’ESRD [5,6], stimolando pertanto l’interesse di Endocrinologi, Cardiologi e Nefrologi.
- Nel corso di studi preliminari su animali, BPC 157 ha dimostrato di promuovere la guarigione di diversi tessuti, tra cui pelle, muscoli, ossa, nervi, mucose gastro-intestinali, legamenti e tendini 1, 2, 3.
- Sulla base dei dati finora raccolti, la compromissione della funzionalità renale, anche di grado severo, non influisce in modo significativo sulla farmacocinetica di semaglutide; il farmaco non è tuttavia raccomandato nei pazienti con nefropatia terminale.
- Dal lato negativo, purtroppo, mostrano generalmente qualche aspetto di tossicità e sono difficilmente somministrabili per bocca, perché nell’intestino vengono degradati (come avviene per qualsiasi struttura proteica o simil-proteica).
In questi pazienti, la gittata cardiaca è dipendente dalla frequenza cardiaca, e l’abbassamento della frequenza cardiaca può quindi ridurre la gittata cardiaca a riposo e/o sotto sforzo. La metanalisi di Palmer et al. [57] ha raggruppato 764 trials randomizzati controllati che hanno comparato gli SGLT-2 inibitori e i GLP-1RA al fine di valutarne l’efficacia nei pazienti diabetici. Un’attenta stratificazione del rischio cardiovascolare nei pazienti diabetici è pertanto condizione necessaria al fine di stabilire la strategia terapeutica https://www.lucyhotel.gr/it-steroidi-veri-com/scoperta-importante-nel-campo-dell-ormone-della/ più adatta. ELIXA [51] è stato uno studio randomizzato, in doppio cieco, a gruppi paralleli disegnato per valutare l’impatto di lixisenatide sul rischio cardiovascolare rispetto a placebo su una popolazione di 6068 soggetti adulti diabetici con recente episodio di sindrome coronarica acuta. L’endpoint primario composito, valutato per la non inferiorità e la superiorità, comprendeva l’incidenza dei MACE. Lo studio ha dimostrato che lixisenatide non è inferiore, sebbene non superiore, al placebo riguardo la sicurezza cardiovascolare.
La malattia cerebrovascolare aumenta anche il grado di demenza e la sua velocità di progressione. La presenza di un allele APOEe4 non sempre porta alla malattia di Alzheimer, ma tra le persone portatrici di un’APOE- e4 allele circa il 50% ha la malattia di Alzheimer e quelli che hanno due alleli, il 90% sviluppa la malattia di Alzheimer. La presenza dell’allele APOE e4 è un importante fattore di rischio per la malattia di Alzheimer. La malattia di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa graduale e progressiva causata dalla morte delle cellule neuronali. Si è visto che la genetica gioca un ruolo importante nell’insorgenza della malattia di Alzheimer sia precoce che tardiva.
Tuttavia, il recupero dell’attività del CFTR e della funzione polmonare in questi pazienti è incompleto (fino al 60-70% del normale), e soggetti con mutazioni rare non beneficiano di questi trattamenti. Questo progetto mira ad affrontare queste criticità sostenendo lo sviluppo di un peptide derivato dall’enzima PI3Kγ come nuovo farmaco per il trattamento della malattia polmonare nella maggioranza dei pazienti FC. Il nostro obiettivo è dimostrare che l’esclusivo meccanismo d’azione del peptide può essere sfruttato per potenziare l’efficacia dei modulatori approvati per i pazienti F508del, e per ripristinare direttamente la funzione del CFTR in pazienti con mutazioni rare di classe III-IV, garantendo al contempo un effetto antinfiammatorio e broncodilatatore.
Emicrania e ciclo mestruale: quando gli estrogeni sono i responsabili
Da rilevare l’ampio spazio dedicato ad esempi pratici applicativi; a supporto dell’esauriente e chiara trattazione di ogni argomento è la bibliografia ampia ed attenta a testimonianza della preparazione e della personale esperienza degli autori. Gli anticorpi anti peptide ciclico citrullinato (CCP) sono autoanticorpi che vengono prodotti dal sistema immunitario in risposta all’azione delle proteine delle articolazioni. Non è possibile dimostrare che questi farmaci siano superiori agli ACE-inibitori, ma è meno probabile che provochino tosse e angioedema; possono essere usati quando questi effetti avversi vietano l’uso di un ACE-inibitore. La membrana nasale è in grado di assorbire rapidamente peptidi e piccole proteine ed è stata oggetto di interesse da parte di ricercatori e aziende farmaceutiche che cercano di evitare le iniezioni, spesso meno desiderabili e che portano a una scarsa adesione del paziente [22]. Di conseguenza, è stato compiuto un notevole sforzo nello sviluppo clinico per validare la compatibilità dei peptidi e delle piccole proteine con l’amministrazione tramite spray nasale [23].
Infine, anche le cellule immunitarie esterne al cervello sembrano contribuire all’infiammazione cerebrale, dato che è stato osservato che la permeabilità delle cellule immunitarie e delle molecole attraverso la barriera emato-encefalica (BBB) aumenta con l’invecchiamento. A livello cerebrale, dunque, oggi conosciamo il meccanismo molecolare che sostiene l’infiammazione a livello delle cellule del sistema immunitario del cervello. “Se riuscissimo a dimostrare che CLIC1 si sposta in membrana prima dell’esordio dei sintomi della malattia – spiega Michele Mazzanti – potremmo intervenire per ritardare il processo”.